(Jordi Llisterri –CR) “Il mondo esige e si aspetta da noi semplicità di vita, spirito di orazione, carità verso tutti, soprattutto verso i piccoli e i poveri, obbedienza e umiltà, dimenticanza di sé e rinuncia. Senza questi segni di santità, la nostra parola non farà breccia nel cuore dell’uomo di oggi”. È la citazione del numero 76 dell’enciclica Evangelii Nuntiandi di Paolo VI che il nuovo vescovo ausiliare di Barcellona ha usato per definire i suoi riferimenti. L’ordinazione episcopale del sacerdote di Tortosa Javier Vilanova è avvenuta domenica 20 dicembre con una celebrazione nella Basilica della Sagrada Familia presieduta dal cardinale Joan Josep Omella, accompagnato da una rappresentanza dei vescovi catalani, dal nunzio Bernardito Auza e dall’arcivescovo emerito di Barcellona, cardinale Lluís Martínez Sistach.
La celebrazione, prevista a novembre, si è svolta con un’affluenza ridottissima. Secondo quanto riferito dall’Arcidiocesi, solo 379 presenti (a fronte degli oltre 3.000 posti della basilica). Presenti rappresentanti istituzionali di Barcellona e Tortosa e i familiari più stretti del nuovo vescovo. Dopo le recenti polemiche per la beatificazione celebrata il mese precedente, si è stabilito che la maggioranza degli abitanti di La Fatarella, paese natale del vescovo Vilanova, e i residenti delle parrocchie di Tortosa in cui ha prestato servizio potessero seguire la cerimonia solo attraverso i mezzi di comunicazione.
Al termine della celebrazione, Javier Vilanova ha pronunciato le sue prime parole da vescovo ausiliare ringraziando tutti coloro che hanno lasciato un segno nella sua vita, a cominciare dai genitori, presenti all’ordinazione. Ha ricordato l’ingresso in seminario a 11 anni e i 22 di ministero sacerdotale a Tortosa. “Eccomi, sono tutto vostro” ha detto ai fedeli della sua nuova diocesi. E si è rivolto soprattutto a giovani e famiglie come “la speranza della Chiesa” e agli anziani come “la nostra gioia e il nostro orgoglio, vi amiamo”. Infine, un pensiero “ai malati e a coloro che stanno soffrendo duramente le conseguenze della pandemia: siamo al vostro fianco”.
Nell’omelia, il cardinale Omella ha ricordato il profilo episcopale di prossimità che pretende Papa Francesco: “Il dono dell’episcopato non è un onore, è soprattutto un servizio e il servizio non è dominazione ma mettersi ai piedi di Dio e dei fratelli per aiutarli in tutto, con tutto e per tutto”. Con tale atteggiamento ha chiesto al nuovo ausiliare di dare priorità “all’annuncio della Parola di Dio in ogni occasione, opportuna e non opportuna” senza “discorsi noiosi che nessuno comprende”.
Omella ha infine ricordato che “questa vicinanza” è possibile solo “per la vicinanza con Dio nella preghiera – questo è il primo compito – vicinanza con i sacerdoti e i diaconi, vicinanza con il popolo” e ha chiesto al neo vescovo di “non smettere nemmeno di occuparti di quanti non fanno parte del gregge di Cristo perché anche loro ci sono stati affidati dal Signore”.