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Vives Terra Santa
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L'arcivescovo di Urgell e coprincipe di Andorra, Joan-Enric Vives, è tornato dalla sua partecipazione all'incontro di vescovi tenutosi in Terra Santa dal 18 al 23 gennaio, in rappresentanza della Conferenza Episcopale Spagnola. In un'intervista con Catalunya Religió, ha offerto una visione diretta della complessità della situazione nella regione e ha sottolineato l'importanza del supporto alle comunità cristiane, sempre più ridotte.
 
“I cristiani siamo una minoranza in Terra Santa,” ha spiegato Vives, sottolineando che le comunità cristiane affrontano gravi difficoltà, tra cui la distruzione di case e infrastrutture e le tensioni politiche e sociali. “Hanno lavorato molto bene, ma è tutto molto, molto distrutto,” ha lamentato. Per questo motivo, ha sottolineato che è necessario un impegno globale per aiutare queste comunità, dalla ricostruzione all'istruzione e alla sanità.
 
L'arcivescovo ha fatto una radiografia del conflitto: "Continuiamo a parlare della soluzione teorica ideale che sono due stati che convivono in pace, Israele e Palestina, con confini chiari, ma in realtà questo è molto difficile." Ha anche denunciato gli effetti degli insediamenti israeliani nei territori occupati e le restrizioni che subisce la popolazione palestinese, tra cui blocchi e limitazioni alla mobilità: “Noi lo viviamo per alcuni giorni, ma loro lo vivono ogni giorno”.
 
Nonostante le avversità, Joan-Enric Vives ha insistito sull'importanza di mantenere vivo il ruolo delle comunità cristiane nella regione. "I cristiani hanno il diritto di stare qui. Sono in Terra Santa. Dobbiamo chiedere loro di rimanere qui, anche se questo è chiedere molto." Inoltre, ha rivolto un appello alle parrocchie e alle scuole catalane affinché promuovano l'aiuto e i gemellaggi con le comunità di Terra Santa.
 
La visita ha avuto anche un carattere diplomatico, con incontri con rappresentanti dell'Unione Europea. “È stato molto interessante parlare con i diplomatici. Non posso rivelare molto di più”, ha ammesso, chiarendo che questi incontri sono opportunità per rendere più visibili le difficoltà dei cristiani e promuovere il dialogo per la pace.
 
L'arcivescovo ha concluso la sua intervista con un appello alla speranza e al lavoro collettivo per la pace. "Dobbiamo cercare di essere capaci di unire, più che dividere," ha concluso. Ha anche espresso il desiderio che i messaggi emersi dall'incontro possano essere condivisi nelle omelie e nelle riflessioni pastorali.
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