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Catalunya Religió
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Roger Vilaclara –CR In occasione della recente festa della Madonna di Montserrat, abbiamo avuto l'opportunità di scoprire dall'interno l’Escolania, la scuola del celebre coro di voci bianche che nell’ottobre scorso si è esibito anche a Roma, e conoscere il suo progetto pedagogico. Una proposta che, nel corso dei secoli, è andata modificandosi perché "non avrebbe senso fare progetti a lungo termine che magari non siano essenziali", dice il prefetto dell’Escolania di Montserrat, il monaco Efrem de Montellà.

Si dice che l’Escolania di Montserrat abbia più di 700 anni perché esistono testi del 1307 che parlano dell'esistenza di cinque scolari nel monastero. In questi anni l’Escolania "si è adattata ai tempi moderni e per quanto necessario", assicura de Montellà.

Tra questi cambiamenti si segnala la possibilità che hanno ora gli studenti di poter andare a dormire a casa quando lo desiderano. Come pure la presenza dell'Escolania sui social network e, in particolare, su TikTok, dove pubblicano video che diventano subito virali per i loro contenuti spensierati e divertenti.

Tuttavia, de Montellà ribadisce che gli elementi essenziali, come il canto nella liturgia, restano gli stessi, “pur adattandosi al modo di vivere moderno”.

Ciò che fa pendere la bilancia per dire sì all'Escolania è vedere che "un bambino è felice"

"L'Escolania è il frutto più importante che la comunità di Montserrat ha prodotto", afferma il prefetto dell'Escolania, che è anche il direttore della scuola. Per questo la comunità benedettina vuole che la formazione dei ragazzi sia “garantita al massimo livello” e “nel miglior modo possibile”.

In questo senso, il progetto educativo dell'Escolania "beve alle stesse fonti del resto dei progetti curriculari delle scuole della Catalogna", assicura Joan Canton, responsabile degli studi generali dell'Escolania. Ovviamente, ci sono alcune singolarità. Mette in evidenza le dimensioni ridotte, il lavoro congiunto tra diversi corsi in materie specifiche o lo straordinario potenziamento dell’inglese.

Tutto focalizzato sull'accompagnamento dello studente, cosa possibile grazie alle dimensioni ridotte e alla continuità di studenti e docenti. "Stiamo parlando di una scuola molto piccola che permette una vicinanza e una fiducia molto positiva con lo studente", dice Canton.

"L'Escolania è il frutto più importante che la comunità di Montserrat ha prodotto"

Per il responsabile degli studi, la vita quotidiana all'Escolania permette "di adottare un approccio globale all'apprendimento, sia a scuola che in residenza". "La convivenza ti dà l'opportunità di lavorare su molti aspetti legati ai valori e alla crescita a partire da vari contesti", spiega Joan Canton.

E questa è “una ricchezza” a cui si aggiunge “l'intensa esperienza con la musica”. Un'esperienza che genera "un legame con la musica che poi si evolverà in modi diversi". La frequenza dell'Escolania termina al 2° anno dell'ESO (al termine della scuola secondaria dell’obbligo, a 16 anni, ndt) e Joan Canton assicura che quando gli studenti sono al conservatorio o nelle aule di musica si rendono conto di "tutto il bagaglio che hanno acquisito qui". Un apprendimento che “sboccia all'improvviso” e che permette loro di avere molte facilitazioni nel leggere la musica e suonare vari strumenti.

Oltre alla musica, l’Escolania rafforza anche l'autonomia e la fiducia in se stessi dei bambini. Cantare due volte al giorno e visitare teatri e palcoscenici in giro per il mondo fa loro acquisire “capacità trasversali che danno loro molta forza”, conclude Canton.

È per tutto questo che la comunità religiosa ritiene che essere all'Escolania sia “un'opportunità unica”. "Essere qui è un complemento molto importante della loro formazione perché imparano mentre svolgono un servizio", spiega Efrem de Montellà.

E quindi, prosegue, imparano la musica facendola, ma “si nutrono anche del ricco contesto che è Montserrat e il monastero”.

"Essere qui è un complemento molto importante della loro formazione perché imparano mentre svolgono un servizio"

La comunità è consapevole che pensare di diventare “scolaro” genera molti interrogativi nelle famiglie e può dare “un po’ di vertigine”. Ma il prefetto dell'Escolania assicura che, dopo le prime visite, le famiglie si abituano a vedere che la scuola “non è quello che forse immaginavano”.

Ciò che fa pendere la bilancia per dire sì all'Escolania è vedere che "un bambino è felice". "Ed è quello che vogliamo anche noi", assicura de Montellà. Perché, nonostante li vediamo cantare in televisione, vestiti con saio e rocchetto, gli scolari sono ancora bambini e giovani che vogliono semplicemente divertirsi imparando la musica. E l’Escolania l’ha ben chiaro: "Vogliamo che, quando una famiglia porta qui il proprio figlio, venire a Montserrat sia qualcosa che gli farà solo bene".

 

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